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Ultimo Aggiornamento: 22/04/2008 13:01
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22/04/2008 13:01

CRONACA

"All'ospedale di Lecco lo hanno ricoverato perché ho detto
che era un mio parente stretto. Prima lo avevano rifiutato"
Malasanità, la sorella di Tremonti: "Amico salvo grazie al mio nome"
L'episodio è di ottobre: "Ho deciso di raccontarlo
dopo la morte di quella signora a Cantù"



MILANO - I casi di malasanità hanno adesso una testimone di eccezione, la sorella del ministro dell'economia, Angiola Tremonti. Indignata nell'aver sentito del caso della donna di Cantù, morta lunedì scorso per una crisi cardiaca, dopo essere stata rifiutata da 32 ospedali, la sorella del ministro ha raccontato la sua esperienza diretta dell'inefficenza del sistema ospedaliero lombardo.

Angiola Tremonti ha ammesso di aver dovuto sfruttare la sua parentela con un un membro del governo per ottenere il ricovero di un amico, colpito da ictus e rifiutato da tre ospedali. La sorella di Giulio Tremonti ha raccontato che la notte del 29 ottobre scorso un consigliere comunale di Cantù è stato colpito da un ictus durante una seduta del consiglio. Trasportato al pronto soccorso cittadino in stato di incoscienza, l'uomo è stato subito sottoposto a una Tac, che confermava l'ictus. I medici del Pronto Soccorso di Cantù hanno allora chiamato i reparti di rianimazione degli ospedali più vicini, ma tra Como, Varese e Lecco, nessuno aveva un posto letto disponibile.

Angiola Tremonti afferma di essersi trovata coinvolta suo malgrado nella vicenda e con grossi scrupoli: "Concluso il Consiglio comunale - racconta la sorella del ministro - andai al pronto soccorso per manifestare la mia solidarieta' alla moglie del consigliere. La donna, forse conoscendo la mia militanza passata nella Croce Rossa, mi chiese aiuto. Ho lavorato in un Pronto Soccorso e un po' conosco la trafila. Tremavo dentro, mi rifiutavo di dover usare il mio cognome, di dover dire "sono la sorella di...". Non l'ho mai fatto. Ma di fronte a un caso di vita o di morte...".

"Così - prosegue il racconto di Angiola Tremonti - ho chiesto a un consigliere amico di allontanarsi con me e di sentire in viva voce la telefonata. Chiamo la rianimazione di Lecco, chiedo di parlare col medico di guardia, dico che sono Angiola Tremonti, la sorella del ministro, dichiaro che si tratta di un amico di famiglia che è gravissimo. Il medico si dice all'oscuro del posto precedente negato agli addetti del Pronto Soccorso di Cantù, spiega che forse alla chiamata aveva risposto un infermiere e che il posto letto c'è!". "Se il mezzo è discutibile, la finalità lo giustifica: il nostro amico ora si sta riprendendo".

La denuncia della signora Tremonti è lapidaria: "E' sconcertante che nella regione in cui, si dice, la sanità è al top, avvengano ancora queste cose. Purtroppo a distanza di due mesi e mezzo - conclude riferendosi al caso dell'anziana di Cantù - una persona è morta perché non si è stati in grado di stabilire prima dove portarla: credo sia ora di interrompere quella catena di privilegi dove il nome conta più della persona"
(11 gennaio 2004)
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