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Autocritica dei medici calabresi

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2008 12:52
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19/11/2008 12:52

Vibo Valentia 09/11/2008
Autocritica dei medici calabresi: "no alle difese corporative"

sanitacalabria.it


Un documento di denuncia forte. Un documento redatto assieme ai genitori di Fabio Scutellà, che mette a nudo le crepe del complesso sistema sanità, in balìa di logiche politiche, che "dimentica" persino di mettere mano sulle gravi situazioni segnalate dal prefetto Riccio, la cui relazione «il ministro Turco ha occultato fino alla fine del suo mandato».

Un documento che, prendendo atto del fatto che sette mesi dalla consegna della relazione «nulla è stato fatto», su iniziativa del presidente provinciale dell’Anpo Ignazio Vasapollo, ha consentito a varie sigle sindacali mediche (Anaao-Assomed, Cgil-Medici, Smi, Snr, Ampac e Cimo), di fare il punto sulla situazione sanitaria calabrese, con particolare riferimento al "caso Vibo", ritenendo che si rischi di toccare il punto di non ritorno, al di là del quale non esisterà alcun servizio sanitario regionale «perché, lo si voglia o no – ha ribadito Gianluigi Scaffidi, vice presidente nazionale Anaao-Assomed – i medici ospedalieri ne costituiscono il perno unico e insostituibile».

Presenti il dott. Vasapollo, Alfonso Scutellà e la moglie Maria Ida, il commissario dell’Asp Rubens Curia, il presidente del consiglio comunale Marco Talarico e mons. Giuseppe Fiorillo, è stato il vice presidente Anaao-Assomed a rendere pubblico il documento nel quale, tra le altre cose, inequivocabile è la presa di distanza da quella parte di categoria «che ha preferito intraprendere una difesa corporativa, pregiudiziale e acritica, come la nostra stessa professione – ha evidenziato Scaffidi – ci possa porre al di sopra di tutto e di tutti, immuni da qualsiasi verifica del nostro operato, specie in caso di eventi avversi».

Fermo restando che chiunque lavora può sbagliare «non essendo l’infallibilità una virtù umana», Scaffidi, a nome dei medici rappresentati dalle sigle sindacali, ha chiesto pubblicamente scusa agli utenti e alle famiglie duramente colpite nei propri affetti, per questi comportamenti. Compreso quello degli Ordini dei medici che, talvolta, hanno preferito «un’autoreferenziale difesa a un serio accertamento dei fatti, che forse avrebbe alienato qualche consenso – ha rilevato Scaffidi – ma che avrebbe dato alla professione quella credibilità che oggi, al contrario sta venendo meno e sta mettendo in crisi l’intero sistema».

E ancora scusa i medici chiedono, attraverso il documento, «per non aver manifestato chiaramente la volontà a che fossero accertati fatti e responsabilità prima dell’arrivo della magistratura»; scusa anche per «essere rimasti in silenzio di fronte alle inadempienze dei direttori generali che hanno il diritto-dovere di attivare immediate inchieste interne, attraverso cui accertare l’esistenza o meno di responsabilità e che, invece, hanno scelto l’omissione come regola di gestione dei casi attendendo l’arrivo della magistratura...». E proseguendo sull’onda delle tante denunce rimaste senza risposta le varie sigle sindacali ritengono sia ora di fare chiarezza su tutto, ma soprattutto di recuperare il dialogo con l’utenza. Ecco perché è stato stabilito che, ciclicamente, davanti ai presidi ospedalieri i medici incontreranno la gente per affrontare i problemi e per denunciare cosa è stato fatto e cosa no.

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